02/01/18
Caro
Diario,
oggi,
a pranzo, ho chiesto a mio fratello di tirare fuori il pandoro, ma lui ha detto
che era stato mangiato. Così, ho iniziato a sgridarlo, perché lui finisce
sempre tutti i cibi più buoni e non ne lascia mai per nessuno. Poi me ne sono
andata, indignata. Ho deciso di fare una doccia, perché sai quanto ci tengo ad
essere perfetta in queste giornate di totale noia e solitudine. Sono entrata in
doccia e mi stavo giusto lavando, quando ho notato che lo shampoo era finito,
così come il balsamo. Allo stesso modo,
il bagnoschiuma era quasi completamente vuoto. “Sara!!!” ho urlato, e mia
sorella, dopo un tempo che mi è parso
interminabile, è entrata con passo ciondolante in bagno, sbuffando come al
solito. “Che fine ha fatto il mio shampoo nuovo?” ho detto, con lo stesso acuto
tono di voce . “E io cosa ne so?” ha replicato lei, e se ne stava proprio per andare, ma l’ho fermata in tempo.
“Devo litigare anche con te? Perché fate tutto senza pensare alle conseguenze
che recate agli altri? Anch’io abito in questa casa!” Ero davvero furiosa, non
mi capacitavo del continuo comportamento incurante dei miei fratelli. “Aurora,”
ha ribadito lei, con un sorrisino in perfetto stile Sara, “ Ho detto che è
finito, non che l’abbia usato io. E il pandoro, non l’ha mangiato Davide. Tu
fai ipotesi, ma non sai niente; eri forse qui a confermare le tue
supposizioni?”. No, non c’ero, ero stata fuori tutta la mattina. Le ho risposto
che questo era totalmente irrilevante, non era
la prima volta che…“Okay, adesso ascolta” mi ha interrotto, toccandomi
la spalla. Mi ha fatto sedere sulla panchina di legno di fronte al lavandino e
mi ha detto che dovevo assolutamente stare a sentire questa storia, perché avrebbe tolto qualsiasi
problema e mi avrebbe finalmente messa a tacere. Io non ero molto d’accordo,
perché mi trovavo in accappatoio, i capelli fradici sotto il cappuccio zuppo.
In ogni caso, ho deciso di ascoltarla lo stesso: forse, per una volta, avrebbe
detto qualcosa di sensato.
“Ti
sei mai chiesta cosa succede a casa tua, quando non ci sei?” Era chiaramente una domanda che non voleva
risposta.
“A
casa tua, quando non ci sei, gli orologi abbassano le lancette e si godono un
po’ di pace. Sono sempre le sei e mezza, l’ora perfetta per l’arrivo dei ladri.
Questi giungono di soppiatto e spalancano in assoluto silenzio le finestre.
Rovistano, spostano oggetti e ne nascondono altri, cambiano l’ordine dei libri
nella libreria e dei CD nei porta-CD. Poi, però, capiscono che non c’è niente
per cui valga la pena rubare, così lasciano la casa a soqquadro e scappano,
tranquilli e indisturbati.
Sono
sempre le sei e mezza e tu non sei ancora a casa, le finestre sono rimaste
spalancate e il vento è entrato per far danzare la polvere negli angoli delle
stanze. Il vento odia la pulizia, perciò decide di impollinare i mobili splendenti
con piccoli granelli di pulviscolo. Non sopporta neanche il caldo, quindi
soffia ancora più forte (anche perché a quest’ora, pensa, guardando gli
orologi,dovrebbe far più freddo).
Cosa succede a casa tua, quando tu non ci sei?
I tuoi vestiti scivolano verso il fondo, nel cesto della roba da lavare.
Scivolano verso il fondo anche nel cesto della roba da asciugare, e in quella
da stirare. A loro non piace essere indossati, così diventano seppie attaccate
al fondale marino, coperto dall’oceano di panni vecchi e inutili che fioriscono
tra la biancheria. Il frigo caccia via tutti i dolci e le bevande caloriche,
per far spazio alle gentili e sane vitamine di frutta e verdura. Il pandoro
viene ferito a morte da un coltello volante; ma, poiché occhi indiscreti non
sappiano mai niente di questo orribile misfatto, la povera vittima viene
cremata e sul luogo del delitto non rimangono che le sue ceneri di zucchero a
velo.
Quando
tu non ci sei, cosa succede a casa tua? Un vinile gira in salotto, fischia ogni
tanto, va a ritmo con la polvere e con il vento. Successivamente, (o forse
dovrei dire “contemporaneamente” … non lo so, sono sempre le sei e mezza) in
camera esplode musica moderna da un aggeggio moderno grande quanto una bomba a
mano.
Sono
proprio le sei e mezza, quando a casa tua, senza di te, il barattolo di shampoo
e quello del balsamo iniziano a litigare su chi contenga il prodotto più profumato. Il box doccia diventa un incontro di
box e shampoo e balsamo volano in aria, scorrono lungo le quattro pareti della
cabina e formano un piccolo tornado di schiuma nel lato destro del piatto della
doccia. Interviene anche il barattolo di bagnoschiuma che, per farli tacere,
dice che in realtà il prodotto che serve veramente è racchiuso in lui. I due
allora, dopo averlo guardato stizziti, si scagliano sul barattolo di
bagnoschiuma, lo afferrano per i fianchi e spingono, spingono fino a quando
tutta la densa crema perlacea non è stata vomitata.
Infine,
però, a casa ci arrivi. Nel salire le scale, senti rumori indistinti provenire
dal piano di sopra. L’appartamento, infatti, è nel caos più totale. Nessuno
vorrebbe il tuo ritorno, o meglio, nessuno vorrebbe tornare a fare la solita
vita grazie al tuo ritorno. Gli orologi tirano su a fatica le lancette arrugginite,
anche se quello sul tuo comodino si dimentica di reinstallare la sveglia. Il
vento saluta la polvere ed esce velocemente, provocando solo uno sbattimento
generale di finestre e non chiudendole realmente. Mentre il giradischi
interrompe la sua corsa circolare in salotto e l’aggeggio musicale in camera si
spegne, in bagno i barattoli ormai completamente vuoti saltano sulle mensole di
ferro dentro la doccia, come se niente fosse. Il pandoro non si può
resuscitare, purtroppo, e neanche i dolci finiti nel pattume. Ti spazzoli i
piedi sul tappeto davanti alla porta e giri la chiave nella toppa della
serratura. Entri, con la vana speranza di poterti riscaldare, poiché tanto sai
già che ad attenderti, in ingresso, ci sarà solo il freddo rintocco del pendolo,
imperturbabile, in piena attività, intento a segnare mezzogiorno.”
Credo
di averla guardata come un allocco per tutto il tempo e scommetto che anche tu,
adesso, ti stia facendo domande come: “Ma cosa c’era nel suo bicchiere a
tavola?”. Comunque, Sara non ha aspettato una risposta. E’ uscita dal bagno,
sempre con quel sorriso, e mi ha lanciato un bacio. L’ho sentito librarsi in
aria e appiccicarsi sulla mia guancia. La stupidità è peggio di una ventosa.
Caro
diario, mi trasferirò presto, promesso.
AURORA CORRADI
Nessun commento:
Posta un commento